Ogni posizione è evocativa di quel “giusto” atteggiamento che possiamo imparare ad assumere per meglio gestire quotidiane fatiche, imprevisti e persino antichi conflitti,
Possiamo ribaltare il nostro punto di vista, così come ribaltiamo il nostro corpo sfiorando il cielo con la punta dei piedi in Sarvangasana ,“la candela”, fare luce nel buio affinché la nostra visione delle cose divenga chiara.
Possiamo rimanere immobili, lasciando che il corpo piano piano si abitui ad un asana specifico e imparando via via a portare questa stessa imperturbabilità al cospetto di tutte le situazioni che ci affliggono. Il cambiamento necessità di “un tempo” perché possa manifestarsi.
Possiamo allenarci all’ascolto del nostro corpo, tempio sacro per lo yoga. Nell’era del suo massimo culto, l’ascolto profondo e sincero dei messaggi che il corpo è capace di veicolare è paradossalmente ai minimi storici, neppure i medici se ne ricordano! Ascoltare, questo è il fine, il corpo è solo un magico strumento.
Possiamo.
E dimentichiamo.
Di avere infinite possibilità quanto infiniti sono gli asana che gli yogi hanno tramandato da maestro a discepolo.
Ogni Maestro è stato discepolo,
ogni discepolo è Maestro di Sé.
E lo è ogni giorno, tralealtrecose della vita.
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